A “figghia spariggia”: la siracusana suor Chiara Di Mauro che parla di fede e misticità, in attesa di divenire santa
L’identità e l’essenza di una città passa anche attraverso la vita di coloro che hanno lasciato testimonianza, mediante fatti che racchiudono significati profondi e che spesso la stessa comunità non vuole conoscere perché ne è ignara, e così l’oblio inesorabilmente cancella ogni traccia di memoria, perdendo un patrimonio inestimabile di conoscenza.
Ma un dato è certo: quella di Adelaide Di Mauro è una storia che merita di essere approfondita e divulgata perché fa parte della storia siracusana, della memoria di una città già impreziosita da tanti miracoli perché forte è la devozione a Santa Lucia e alla Madonnina delle Lacrime.
La storia di Adelaide Di Mauro è una storia straordinaria e decisamente singolare, dettata da una vita breve segnata da profondo dolore, tanta solitudine e infinita tristezza.
Nasce il 5 luglio 1890 nel cuore della Giudecca, al vicolo 1 a Ortigia, e già da piccola Adelaide mostrava un temperamento docile e servile, con un particolare fervore verso la preghiera e verso la Madonna. Ben presto divenne una ragazza da marito, con tanto di pretendente scelto dai genitori, come era solito per quei tempi.
«Iu nun mi vogghiu maritari, né cu iddu, né cu nuddu», rispondeva (probabilmente) Adelaide alle insistenze della madre che la voleva sposa a un certo Giuseppe Cortada, cancelliere presso la Pretura di Siracusa.
E Adelaide, dal carattere remissivo e dietro alle insistenze della madre che la definì figghia spariggia, proprio perché diversa da tutte le altre ragazze della sua età che smaniavano per accasarsi, acconsentì pedissequamente a un matrimonio che non voleva. Non fu una unione felice, sebbene nacquero tre figli.
Il suo cuore era un ascensus verso il Signore che alimentava il fuoco della fede, che ardeva per la preghiera e quando prematuramente il marito venne a mancare, la sua vocazione ebbe un forte impulso, tanto che il suo confessore e consigliere spirituale, il frate cappuccino Samuele Cultrera, le consigliò la clausura presso il Monastero delle Clarisse a Messina, dove prese i voti con il nome di suor Chiara Francesca di Gesù Agonizzante. Mantenne un comportamento esemplare, sempre una parola buona per tutti e sempre una mano tesa verso i più sfortunati, i diseredati, gli ultimi.
Morì giovanissima, a 42 anni, dopo aver provato le stimmate, la comunione mistica, esperienze di estasi ed eventi prodromici che si verificarono puntualmente.
Tante le grazie e i poteri taumaturgici a lei attribuiti e tutti documentati con lettere e testimonianze. Guarigioni improvvise, prodigi miracolosi, eventi inspiegabili avvenuti su sua intercessione.
Tantissime testimonianze gelosamente custodite presso l’Archivio Storico Diocesano e presso l’Archivio Storico della Provincia dei Frati Minori Cappuccini di Siracusa.
Per suor Chiara Di Mauro, vissuta nell’amore, nella carità e nell’obbedienza, non rimane che attendere l’esito del processo di beatificazione avviato nel 1983 dall’arcivescovo di Siracusa Calogero Lauricella e che attualmente pare si sia arrestato per le lungaggini burocratiche.
La storia di suor Chiara Di Mauro è una storia tutta siracusana, ricostruita grazie al certosino lavoro di ricerca svolto dalla dottoressa Marilena Mangiafico che magnificamente ha saputo raccogliere prezioso materiale per metterlo a conoscenza in un libro, arrivato alla seconda ristampa, dal titolo “Suor Chiara Di Mauro”.
Il processo di santità è lungo e richiede la forza e la dedizione di tante preghiere. Tempo ci vorrà, ma Siracusa avrà la sua suor Chiara Di Mauro, Santa.
Gabriella Fortuna